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LA SOSTENIBILITÁ: tutti ne parlano, ma (spesso) a sproposito

La sostenibilità sta divenendo sempre più un tema di interesse comune, su cui informarsi e recuperare insight per orientare i comportamenti quotidiani, anche in ambito familiare. Lo conferma una ricerca su base nazionale, condotta da Almed (Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo) Università Cattolica e Tips Ricerche, secondo la quale la sostenibilità rappresenta un topic di elevato interesse per il 72% della popolazione adulta, trasversalmente alle diverse fasce d'età.
Tuttavia il facile e ampio accesso all’informazione non corrisponde nella maggior parte dei casi a un effettiva consapevolezza sul tema. In particolare dalla ricerca emergono questi aspetti di criticità:

  • La tendenza a legare la sostenibilità solo alla questione ambientale, tralasciando le componenti sociali ed economiche, che hanno invece un evidente impatto anche sulla vita quotidiana degli individui e delle famiglie; 
  • Una visione non sistemica delle problematiche, si tende a focalizzarsi su singoli e puntuali aspetti, lasciandosi trascinare dai trend del momento; 
  • Una difficoltà a trasferire nell’operato quotidiano le strategie complessive, elaborate e promosse dalle istituzioni; 
  • L’adozione di comportamenti quotidiani contradditori, a causa dell’assenza di una visione sistemica della tematica. 

Gli strumenti principalmente utilizzati per informarsi sono  quelli social e digitali: in particolare il 33% cita le pagine di esperti (percentuale che sale al 42% per gli under 40), pagine tematiche (14%) e pagine istituzionali (16%). Di grande rilievo sono anche i professionisti con cui ci si rapporta nella quotidianità (citati dal 20%) e le trasmissioni tv di approfondimento (33%). Molto diversi per provenienza, carisma e competenze anche i nomi spontaneamente citati per identificare esperti "famosi" del tema: il Ministro Cingolani, Beppe Grillo, Mario Tozzi e Greta Thunberg (per gli under 30). Siamo quindi di fronte a un’ampia varietà di fonti, con il rischio nuovamente di una visione frammentaria e non organica della questione.

La ricerca ha anche permesso di iniziare a mappare potenziali profili di cittadini sostenibili. Gli antipodi sono rappresentati da un lato dagli integralisti e dall’altro dagli indifferenti. Gli integralisti appaiono fortemente preoccupati dalle problematiche ambientali e dalle loro ricadute socio-economiche, per questo hanno iniziato a seguire nella loro quotidianità atteggiamenti esplicitamente orientati alla sostenibilità, assumendo su di sé anche il peso di questo scelte: controllo del consumo idrico ed energetico, specifiche scelte alimentari, riduzione o totale abolizione dell’utilizzo dell’auto, ecc. Gli indifferenti credono invece che il problema non riguardi il singolo, ma che sia invece un problema di carattere generale, a carico delle istituzioni. Diffusi sono inoltre atteggiamenti di negazione delle differenti problematiche (siccità, cambiamento climatico, ecc). 

Tra questi due estremisti si collocano i razionali e gli emotivi. I razionali si informano in maniera costante, senza tuttavia eccedere mai in allarmismo. Adottano comportamenti sostenibili in linea con le loro abitudini ed esigenze, cercando di mantenere sempre un atteggiamento coerente e costante. Abbiamo infine gli emotivi, che interpretano la sostenibilità attraverso un generale atteggiamento di sensibilizzazione e cura dell’ambiente, sottolineando in particolare le mancanze dell’uomo nei confronti della natura. 

E’ a partire da queste linee guida che vogliamo continuare ad approfondire i processi di comunicazione e ricezione del tema della sostenibilità, alla ricerca di modelli di disseminazione sempre più funzionali ed efficaci. 
 

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