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ASCII ART tra nostalgia e futuro

ASCII ART tra nostalgia e futuro

Cos’è l’ASCII Art? La Dott.ssa Martina Munì affronta la questione da una prospettiva sociologica, partendo dalla definizione dell’ASCII Art come la composizione di immagini tramite caratteri appartenenti al set “ASCII” (acronimo American Standard Code for Information Interchange e pronunciato “ˈæskiː”).

Oggigiorno l’ASCII Art è un punto d’incontro fra l’antico ed il moderno, lungi dall’essere stato chiaramente definito, al punto tale che gli artisti stessi non sanno fornire un quadro della situazione attuale. È percezione comune che parlare di ASCII Art significhi parlare di nostalgia, inserirsi in un discorso fuori moda e prossimo all’estinzione.

È perciò sorprendente che siano invece numerosi gli artisti a trarre profitto da questo tipo di pratica, creando opere capaci di veicolare significati profondi e spesso critici nei confronti della società odierna, cui rimproverano rassegnazione alle nuove tecnologie cancellanti l’individualità.

Dalla ricerca della Dott.ssa Martina Munì emerge che per la maggior parte degli artisti ASCII l’ASCII Art è un hobby, come mostrano i risultati del sondaggio in Figura 1: agli intervistati è stato chiesto di esprimere la propria opinione in merito tramite una scala discreta da 1 a 5, in cui l’estremo inferiore indica l’hobby, quello superiore un’attività economicamente remunerativa.

Figura 1

La ricerca della Dott.ssa Martina Munì riporta che l’ASCII Art è perlopiù collocata in Rete; tuttavia, non mancano pezzi di ASCII Art ospitati in musei e gallerie. ASCII Art ed arte digitale, entrambe appartenenti all’àmbito della New Media Art, non coincidono: mentre l’arte virtuale sta guadagnando popolarità, l’ASCII Art è in declino, soprattutto fra i giovani. Peraltro, si tratta di una tecnica imparabile solo da autodidatti o tramite tutorial online.

Ma quali sono le ragioni che muovono gli artisti dell’ASCII Art? Molti artisti vi si sono avvicinati negli Anni Novanta, con un picco tra 1993 e 1994. Ciò che emerge dalla ricerca è una contraddizione tra la suddetta reputazione dell’ASCII Art come forma creativa dettata dalla nostalgia e le idee espresse da alcuni artisti tra i più acclamati. Ad esempio, Raquel Meyers ritiene che il computer Commodore 64, il televideo e le macchine da scrivere non siano reliquie del passato, bensì un modo per opporsi all’abuso tecnologico tipico della postmodernità. Un altro esempio è costituito dall’opera di Constant Dullaart, il quale riflette sugli effetti socioculturali addotti dalle tecnologie della comunicazione e di elaborazione grafica, in un’ottica critica verso il potere delle multinazionali di influenzare la nostra visione del mondo tramite Internet.

Tuttavia, è opinione condivisa tra membri della comunità artistica ASCII ed esperti d’arte che il piacere estetico dell’ASCII Art risieda nel medium, più precisamente nel contrasto tra la complessità delle opere realizzate e la limitatezza dei tool a disposizione per farlo.

Un interessante insight proveniente dalla ricerca della Dott.ssa Martina Munì riguarda la percezione dello status dell’artista ASCII: tramite un sondaggio, in cui è stato domandato al campione a quale figura lavorativa associasse quella dell’artista ASCII, la tesista ha scoperto che la categoria più gettonata era quella di “artigiano”, seguita da quella di “pittore”, mentre le categorie di “programmatore”, “hacker” e “artista 3D” non hanno riscontrato consensi significativi.

Figura 2

La ricerca ha inoltre mostrato come la quasi totalità (94,5%) degli artisti ASCII sia di sesso maschile, ma alcuni artisti ASCII di sesso femminile abbiano raggiunto risultati notevoli, al punto da divenire acclamati nel settore, come ad esempio la cosiddetta “regina dell’ASCII Art”, Joan Stark.

Un altro importante contributo della ricerca della Dott.ssa Martina Munì allo studio dell’ASCII Art è la rilevazione di come gli esperti siano generalmente in grado di distinguere tra l’ASCII Art generata automaticamente da appositi software e quella compiuta manualmente da artisti umani. Un sondaggio ad hoc ha chiesto agli intervistati di affermare quanto fosse per loro facile su una scala discreta da 1 a 5 (dove 5 indica massima facilità ed uno impossibilità) distinguere tra i due tipi. I risultati in Figura 3.

Figura 3

Ma com’è possibile, secondo coloro che lo ritengono tale, operare la distinzione suddetta? La Dott.ssa Martina Munì ha scoperto che i distintori usano uno specifico insieme di criteri per svelare le opere automatiche:

  • La casualità delle ombreggiature;
  • L’impersonalità stilistica;
  • L’inefficienza nella scelta della disposizione dei caratteri ai fini dell’ottimizzazione spaziale;
  • L’impiego cospicuo di linee curve antialiasing.

Ciononostante, continuano ad essere inventati programmi, sempre più sofisticati, deputati alla realizzazione di ASCII Art e, ormai, in alcuni casi l’ASCII Art automatizzata risulta quasi indistinguibile da quella non-automatizzata.

Una delle proposte della ricerca della Dott.ssa Martina Munì è rivolta al rinnovo degli approcci di marketing relativi all’ASCII Art, i quali dovrebbero concentrarsi su modalità di “concretizzazione” della stessa per poterla distribuire commercialmente, ad esempio stampandola su indumenti ed adesivi.

L’ASCII Art, dunque, se da un lato sembra agonizzante, gode dall’altro di uno zoccolo duro di sostenitori. È opinione della Dott.ssa Martina Munì che un possibile rilancio di questa forma artistica possa avvenire a mezzo smartphone, con un’applicazione dedicata: è nozione comune che l’uso dello smartphone ha superato quello del laptop; progettare un’applicazione in formato videoludico che consenta ai giovani di disegnare immagini ASCII potrebbe dunque essere un modo di ridare linfa vitale all’ASCII Art. Infatti, spiega la tesista, ad oggi è raro, poiché tecnicamente problematico, visualizzare l’ASCII Art su computer e smartphone: la maggior parte delle interfacce di email e programmi non usa caratteri dall’ampiezza fissa, il che è invece necessario per creare e visualizzare immagini in ASCII.

Si può dunque affermare, ritiene la Dott.ssa Martina Munì, che l’importanza dell’ASCII Art risieda nel suo potenziale futuro: identificando le strutture ricorrenti che caratterizzano le comunità di artisti ASCII si potrebbero concepire nuovi impieghi per questa forma d’arte, negli àmbiti politico, commerciale, fashion e pubblicitario. Ad esempio, l’ASCII Art potrebbe essere usata per far risaltare gli slogan politici, potrebbe essere incorporata in vestiti e gioielli per comunicare messaggi, potrebbe creare engagement col pubblico tramite apposite gare o potrebbe essere inclusa in pubblicità su Facebook, Instagram o Google.

L’ASCII Art non è insomma da darsi per spacciata, sebbene sia impossibile dire come evolverà. Certamente, la ricerca della Dott.ssa Martina Munì mette in luce una forma artistica digitale forse poco nota, ma di certo degna d’interesse, stimolandoci ad approfondire il tema.

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