Il 2024 ha visto un rallentamento nella produzione cinematografica e audiovisiva nazionale, dovuto alla sospensione delle misure del Credito di Imposta per la produzione. Tale diminuzione non ha tuttavia aggravato il gap di genere del comparto, che presenta un quadro in linea con gli anni passati, con 8 professioni a prevalenza maschile, sulle 11 analizzate dal rapporto. Le professioniste dominano nei reparti costumi, trucco e scenografia (78%, 69% e 57%); sono viceversa poco rappresentate nella direzione della fotografia (13%) e nella direzione delle musiche (10%) e del suono (8%).
Nel 2024 le opere a direzione femminile sono arrivate a rappresentare il 20% dei lungometraggi, con un tasso costante di crescita annua. Come evidenziato anche nei precedenti rapporti, esse tendono a concentrarsi nelle fasce di costo più basse, con il 27% sotto i 200.000 euro; tuttavia, negli ultimi 8 anni, il costo medio delle opere a guida femminile è aumentato più velocemente rispetto a quello delle opere dirette da uomini.
I dati dimostrano che la regia femminile continua a focalizzarsi molto sui documentari, ma tra il 2017 e il 2024 si è registrato anche un aumento significativo delle fiction a regia femminile.
La quinta annualità del rapporto introduce un nuovo indicatore di analisi e ci rivela che il 73% delle società di produzione, che hanno ricevuto aiuti pubblici tra il 2021 e il 2023 per produrre progetti, è guidato da uomini e i progetti sviluppati da aziende guidate da uomini sono costati, in media, il 78% in più rispetto ai progetti guidati da donne: 2,3 milioni rispetto a 1,3 milioni di euro. Tuttavia, le case di produzione con amministratori donne tendono a sperimentare di più e produrre più opere prime e seconde rispetto a quelle guidate da uomini.