SARA SAMPIETRO
Il vocabolario del lock down
Ci sono state parole e concetti che hanno caratterizzato le settimane dell'emergenza sanitaria, funzionando come incitamento a "resistere" e a sperimentare nuove pratiche.
La reclusione da pandemia ha rappresentato per gli italiani una condizione totalmente sconosciuta, che ha comportato un adattamento a nuove abitudini e la scoperta di nuove routine ed attività, anche nel campo dei consumi mediali e informativi. Secondo una ricerca dell'Istituto 2B Research & Analysis la fruizione di media è aumentata, già nei primi giorni di lock down, oltre il 40%.
Abbiamo assistito in primo luogo a un incremento degli ascolti televisivi, incremento guidato da due fattori da un lato la necessità di riempire il tempo domestico, dall’altro il bisogno di informazione. Bisogno che si è andato via via attenuando lasciando spazio al desiderio di distrazione, attraverso il ritorno al consumo di contenuti intrattenitivi.
I social nel frattempo sono diventanti ancora di più il luogo dove gli Italiani fanno sentire la propria voce: dal 23 febbraio al 3 maggio (chiusura fase 1), l’istituto Blogmeter ha raccolto 56,51 Milioni di messaggi social sul tema Coronavirus. La videochiamata è entrata a far parte della quotidianità: per lavoro o per motivi personali, sembra che la giornata degli italiani sia scandita dall’accavallarsi di videocall.
Tutte queste nuove pratiche hanno modificato l'approccio agli spazi e tempi domestici, ridefinito le dinamiche relazionali e i processi di influenza e rimodellato le modalità di accesso all'informazione.
Ci sono state parole e concetti che hanno caratterizzato le settimane dell'emergenza sanitaria, funzionando come incitamento a "resistere" e a sperimentare nuove pratiche.
Ruggero Eugeni, Professore Ordinario di Semiotica dei Media, riflette sulla capacità dei media di definire il nostro tempo. In particolare l'attenzione è posta sui giorni del lock down caratterizzati da una forte pervasività dei mezzi di comunicazione.
Le reazioni dei nuclei familiari all'emergenza sanitaria sono state tra loro molto diverse, spaziando da atteggiamenti di panico a comportamenti propositivi. Proponiamo qui una prima possibile mappatura degli atteggiamenti.
Sono tanti i cambiamenti che il distanziamento sociale ha introdotto nella vita delle persone. Maria Luisa Bionda illustra i risultati di una ricerca quali-quantitativa sui nuovi stili di consumo in tempo di Covid-19. La cura di sé e una rinnovata progettualità mostrano il loro impatto anche nell’approccio al consumo da parte degli italiani.
Per il report completo della ricerca si rimanda a 2B Research&Analysis.
Anche la televisione ha dovuto affrontare dei cambiamenti improvvisi con il sorgere del virus. Federico di Chio, SVP, Corporate Strategy and Marketing Mediaset, racconta le diverse trasformazioni dei palinsesti della tv generalista con l’esplodere della crisi. Nuovi palinsesti ripensati da un lato per far fronte ai bisogni nati dopo le restrizioni e il distanziamento sociale, dall’altro per rispondere ai cambiamenti degli umori e delle aspettative del pubblico.
La televisione è una presenza quotidiana nella vita della maggior parte degli italiani, specie per il consumo informativo. Nel suo intervento Massimo Scaglioni analizza il boom di ascolti televisivi durante l’emergenza e l’evolversi delle preferenze degli spettatori e spiega perché il pubblico trovi nell’offerta generalista una guida e un punto di ancoraggio.