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COME È CAMBIATO IL RUOLO DEI MEDIA DURANTE LA PANDEMIA?

di Yara Asprella

La diffusione dei contenuti informativi attraverso i new media ha portato alla trasformazione sia dei modelli di consumo delle notizie, sia dei processi di produzione e distribuzione dell’informazione, andando ad incidere, in particolare, sulla percezione della realtà, la quale viene influenzata, così, inevitabilmente da disintermediazione, circolazione di false notizie, algoritmi e nuovi processi, determinando la libertà di scelta e condizionando l’opinione pubblica in un modo del tutto nuovo.

Ma cosa accade quando l’unica opzione per osservare la realtà è lo sguardo fornito dai media? 
Per capirlo si è cercato di analizzare come sia cambiato l’utilizzo dei mezzi di comunicazione durante il periodo di lockdown, dovuto alla grave crisi sanitaria per il Covid-19. 
Questa situazione paradossale ha prodotto, infatti, una condizione per la quale ogni individuo è stato costretto a fidarsi di ciò che veniva riferito, non potendo osservarlo in prima persona. 
    Per poter comprendere al meglio tale fenomeno è stata condotta, dunque, una ricerca con lo scopo di indagare il consumo mediatico, la fiducia riposta nelle fonti informative e la percezione che il racconto del mondo esterno ha scaturito nella mente degli italiani. Si sono ottenute, nell’intervallo di tempo compreso tra il 20 aprile e il 3 maggio 2020, 1508 risposte provenienti da tutta Italia, con prevalenza per le regioni del Nord, e comprendenti tutte le fasce di età, dalla generazione Z agli over 60.
La quarantena forzata, con cui tutti sono stati costretti a misurarsi, ha radicalmente cambiato gli stili di vita, introducendo una nuova normalità, in cui la tecnologia, e in particolare il web, sono risultati essere l’unico strumento per lavorare, comunicare, imparare e socializzare. Non stupisce, dunque, sapere che, durante l’isolamento, il consumo di media è fortemente aumentato, registrando non solo una crescita, ma un diverso utilizzo in base alle generazioni.
Dall’analisi svolta si nota, infatti, che, per quanto riguarda il consumo mediatico, vi é stato un utilizzo integrato di tutti i media, dalla radio alla stampa, interessando particolarmente il mondo digitale e la tv: si è osservata una crescita del 30% rispetto al normale consumo.

Tab 1 - Fonti d’informazione utilizzate in base all’età generazionale


Circa il 90% delle persone intervistate ha dichiarato di aver utilizzato i social network per rimanere Tab 1 - Fonti d’informazione utilizzate in base all’età generazionale
principalmente in contatto con amici, perenti e avere, cosí, un’alternativa alle attività domestiche, piuttosto che per ottenere notizie sulla pandemia: circa il 50% degli intervistati ha ritenuto che queste piattaforme non fossero fonti affidabili per ricevere notizie veritiere.
Per informazioni riguardanti il Covid-19 gli utenti intervistati, infatti, si sono affidati maggiormente ai telegiornali e ai siti di divulgazione scientifica dimostrando di credere più alle competenze di esperti del settore, come medici, virologi e scienziati, che alle opinioni. Anche le fonti istituzionali, quali Governo e Regioni, risultano aver avuto un grande seguito per le scelte prese e le indicazioni fornite. 


Tab 2 – Affidabilità delle fonti d’informazione rispetto alla situazione dovuta alla diffusione del Covd-19

 

Appare così evidente come la vicinanza al cittadino sia stata l’arma migliore per poter affrontare il problema con la necessaria cooperazione, dimostrata dall’adeguamento contenutistico, su ogni media, di istituzioni, esperti del mondo scientifico e giornalistico, ma anche di influencer e persone dello spettacolo.

 

Ognuno ha giocato il suo ruolo fondamentale e, se da una parte, la televisione è stato il mezzo di comunicazione che, più di tutti, è riuscito a narrare e mediare la pandemia, ritrovando nuovamente la sua vecchia funzione informativa; dall’altra il mondo delle piattaforme digitali è diventato sia il luogo della comunicazione istituzionale e scientifica, volta a sensibilizzare al rischio e al rispetto delle regole, evitando la circolazione di fake news; sia dei racconti dal basso, fatti di empatia e coesione sociale, dove ritrovare spunti di vista molteplici.
  È risultato interessante, però, capire anche quale sia stata la reale percezione delle persone durante questo periodo di quarantena. 

 

Dal sondaggio fatto si evince che i mezzi di comunicazione sono stati fondamentali nel far rispettare le regole ed importanti per avere una corretta rappresentazione della situazione pandemica e una veritiera comprensione del virus.

 

Anche lo stato d’animo delle persone è risultato suggestionato dalle notizie riportate dai media: sono stati in grado di offrire conforto, ma anche di generare confusione mediatica ed incoerenza informativa tanto che l’88% degli intervistati ha affermato di sentirsi sovraccaricato di informazioni e l’8% ha cercato di evitare di avere altre notizie, facendo insorgere ciò che si è definita infodemia. La ricerca continua e spasmodica, ma anche l’ingente quantità di notizie, spesso contraddittorie e anche false, ha dato origine ad un’epidemia cognitiva con conseguenze emotive importanti e successive ricadute nel mondo esterno.

 

A conclusione della ricerca fatta e al fine di evidenziare il ruolo che la comunicazione ha giocato nel determinare la giusta rappresentazione della realtà, sono state realizzate cinque interviste in profondità a giornalisti ed esperti del settore. Da questo studio è emerso:
●    l’utilizzo di un sistema di comunicazione integrato, in cui ogni strumento ha giocato un ruolo fondamentale e dove i social sono stati utili per rafforzare il senso di comunità; 
●    un nuovo ruolo svolto dai grandi colossi del web, quali, per esempio, Google e Facebook, che hanno attuato misure necessarie al fine di restringere la circolazione di false notizie, dando risalto all’autenticità;
●    un atteggiamento diverso nella ricerca delle fonti da parte degli utenti, che hanno dato maggior importanza a un’opinione valida, autorevole e competente;
●    l’intervento di professionisti del settore che hanno fornito il loro servizio in modo efficace. 
Si è assistito, dunque, a un’inversione di tendenza rispetto al trend e alle narrazioni false e polarizzate, che si sono susseguite negli ultimi anni, succubi anche alla logica dell’algoritmo. I media sono stati, infatti, in grado di narrare il mondo esterno quando si era costretti nelle proprie case e la collaborazione consapevole tra istituzioni, media e persone ha permesso di ottenere un’immagine del mondo che più si avvicinasse alla realtà.

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